ATTO EROICO O FARNETICO?
Una vera storia poliziesca con un finale tragico
La parola decabristi comparve dopo il 14 dicembre 1825, quando un gruppo di giovani ufficiali decise che il loro dovere era quello di aiutare il loro paese per una società giusta e libera, e i loro compagni li sosterranno. I decabristi tentarono un di colpo di Stato per impedire l’ascesa al trono di Nicola I. Nicola I fu dichiarato l’erede al trono di suo fratello Alessandro I improvvisamente scomparso, al posto del designato fratello maggiore Costantino.
La rivolta non riuscì, ma 5 coraggiosi cospiratori furono giustiziati nel terrapieno di Kronverk di fronte alla Fortezza di Pietro e Paolo. Inoltre, per tre di loro, per inesperienza del boia, l’esecuzione dovette essere ripetuta.
Adesso in questo luogo si trova un obelisco sul quale possiamo vedere i loro profili e leggere i loro nomi: Sergej Murav’ev-Apostol, Pavel Pestel’, Kondratij Ryleev, Mikhail Bestužev-Rjumin, Peter Kakhovskij.
Ma questo sarebbe dopo, ma ancora, nove anni prima, i giovani giocavano alla elevatezza di sentimenti, nobiltà, immaginandosi di essere cavalieri che salvano la Russia.
Da Parigi con amore
Ah, Parigi! Ecco dove è l’Europa moderna, ecco dove è la classe istruita e illuminata e, soprattutto, libera…
Entrarono a Parigi attraversando l’arco di trionfo di San Marten il 30 marzo del 1814 alle 9 del mattino. Le colonne russe assieme agli eserciti alleati d’Austria e di Prussia accompagnati da orchestra e stendardi. A capo del corteo l’imperatore Alessandro I su un cavallo bianco di nome Eclipse regalato dallo stesso Napoleone.
Paris, Paris… Con questa parola gira la testa come lo champagne. Come confessavano gli stessi ufficiali, a Parigi, un giovane uomo aveva bisogno di salvare il portafoglio e la morale. Con il portafoglio andava meglio: alle truppe fu dato uno stipendio triplo per l’anno 1814. Con la morale era più difficile, perché era Parigi!
Le belle
Le belle parigine, donne di demi-monde, come graziosamente a Parigi chiamavano le prostitute, erano così attraenti, eleganti, profumate. Un pittore libero di Vienna, Georg Emmanuele Opitz, che entrò a Parigi con le truppe austriache, lasciò molte incisioni affascinanti dipinte con acquerelli con le scene di genere. In uno di essi, di fronte al Palais Royal una venditrice offriva i preservativi ai cosacchi. L’incisore francese Georges Gatine scolpì la prima visita al nido di vizi di un giovane ufficiale cosacco.
Le carte
Non solo le donne interessavano gli ufficiali, ma alche altri divertimenti. Un’altra passione di molti ufficiali russi fu il gioco di carte. Tanti lasciarono qua il loro stipendio triennale. Il primo fu il generale conte Michail Miloradovič, eroe, una persona più che seria, uno dei capi dell’esercito russo durante la Guerra Patriottica del 1812. Ma anche lui non riuscì a resistere.
Era piuttosto facile per gli ufficiali russi chiedere un credito ad un banchiere francese, bastava lasciare un biglietto con il sottoscritto….. per pensare che questa persona fosse affidabile e che sicuramente.riconsegnerà il denaro.
Comunque, per non fare brutta figura, al momento di lasciare Parigi, uno dei generali il conte Vorontsov pagò tutti i doveri di 1,5 milioni di rubli di allora.
Il lavoro per ogni monsieur
Ma non tutti vollero tornare. Tanti soldati, ossia servi della gleba, avevano trovato lavoro nei villaggi francesi. Il lavoro di un contadino era uguale sia vicino a Lione che a San Pietroburgo la differenza è che a Lione veniva pagato. In Francia non c’era la servitù della gleba e anche l’ultimo clochard veniva chiamato monsieur.
Il primo circolo clandestino
Come i futuri decabristi fondarono la prima società segreta che non aveva né un idea né un obbiettivo concreto.
Ordine dei cavalieri russi e Unione della Salvezza
Nel 1814, subito dopo il ritorno da Parigi a Mosca un colonnello della guerra napoleonica Mikhail Orlov (questo nome lo ritroveremo a lungo nel nostro racconto), il nipote dei conti Orlov, favoriti di Caterina II, assieme a qualche compagno di guerra organizzò un circolo clandestino l’Ordine dei Cavalieri russi. L’idea era semplice e chiara stabilire in Russia la monarchia costituzionale.
Due anni dopo, nel 1816 a San Pietroburgo nelle caserme della guardia del reggimento Semenovskij, nell’appartamento di due fratelli, giovani ufficiali Sergej e Matvej Murav’ev-Apostol Si incontrarono degli amici e commilitoni. Avendo discusso un po’ di politica, decisero di creare una società segreta politica detta Unione della Salvezza o la Società dei veri e fedeli figli della Patria.
I nomi dei circoli erano piuttosto forti e ambiziosi, anche come i suoi protagonisti. I membri della società, circa 30 persone, erano giovani ufficiali del reggimento Semenovskij che avevano da 21 a 26 anni. Di recente tornati dalla guerra contro Napoleone, avevano medaglie per meriti militari.
Chi voleva salvare Unione della Salvezza
Dopo l’aria inebriante della libertà di Parigi, dopo la partecipazione alla guerra era insopportabile vedere le condizioni di vita del proprio popolo. La sensazione di arretratezza e disuguaglianza della Russia li disturbava.
Volevano fare qualcosa a riguardo, riportare l’ordine di eguaglianza all’interno della società. Tuttavia, il loro programma era piuttosto aleatorio. Non c’era un’ideologia chiara, ma solo opinioni diverse, polemiche, discussioni.
Prima di tutto, indignava la servitù della gleba, come è possibile che una persona possa essere in possesso di un’altra? Che selvatichezza! Questi giovani nobili in futuro avrebbero dovuto essere gli eredi delle tenute dei propri padri. La protesta contro il possesso di altre persone andava contro il sistema economico delle loro stesse famiglie.
Loro volevano la restrizione costituzionale dell’autocrazia, il Parlamento eletto. Sognavano il diritto elettorale, senza capire come questo diritto potrebbe essere realizzato in un paese in cui la maggior parte della popolazione era di contadini analfabeti.
Difendevano la limitazione di 25 anni di servizio di leva dei soldati. Cioè, sostenevano un modo più umano ed equo per reclutare soldati nell’esercito.
In quell’epoca la materia come economia politica era una cosa nuova e quasi sconosciuta. I giovani capivano la correlazione tra politica e economia, però le questioni di giustizia e moralità, uguaglianza e umanità erano fondamentali.
Di cosa discutevano
Chi dovrebbe governare lo Stato? A questa domanda, i membri del circolo avevano opinioni diverse. Alcuni credevano che le persone degne e capaci di prendere decisioni dovessero disporre del destino del paese, cioè, debbano possedere proprietà e capitale. Se queste persone possono disporre della propria proprietà, possono gestire il paese.
Altri credevano che questo potrebbe portare a una dannosa “aristocrazia della ricchezza”, che tutto avrebbe deciso il denaro. Al posto del dominio monarchico, ereditato, sarebbe sorto il potere dei ricchi. Insistevano sul diritto elettorale.
Tra di loro c’era una disputa permanente su come dovrebbe essere organizzato il potere supremo: la repubblica o la monarchia costituzionale. I partecipanti al circolo in seguito avrebbero creato un progetto di Costituzione come lo vedevano loro.
Quello che volevano i decabristi erano riorganizzazione e riforme, non erano ossessionati dall’idea della rivoluzione e del rovesciamento maniacale dell’autocrazia.
Se l’imperatore effettuasse riforme
Se l’autorità avesse effettuato le riforme, magari, questi giovanotti sarebbero stati i primi a lanciarsi al galoppo per partecipare, per aiutare, occupando alcune posizioni di servizio.
Alessandro I, l’imperatore che sconfisse Napoleone, era abbastanza liberale. Un uomo all’avanguardia, anche lui aveva pensato alla costituzione. Tuttavia, all’inizio del 1820, divenne improvvisamente più conservatore.
Se l’autorità avesse fatto le riforme, i decabristi non sarebbero stati all’opposizione, ma sarebbero stati i primi aiutanti. Purtroppo, questo non accadde mai, e tutto ciò che rimase fu quello di continuare con la linea dei circoli clandestini.
Sviluppo dei circoli clandestini
Il circolo si considerava una società seria e uno dei fondatori Pavel Pestel’ scrisse il progetto dello Statuto dell’Unione della salvezza. Però, i membri non furono tanto entusiasti del testo, perché era troppo complesso, lo statuto aveva una forma macchinosa d’ammissione e iniziazione, con diversi gradi e giuramenti come nell’ordine massonico.
C’erano molte polemiche, e non riuscendo a trovare un accordo, nel 1818 liquidarono L’Unione della salvezza, solo due anni dopo la sua creazione.
Unione del Benessere
Sulle rovine dell’Unione della salvezza fu creata l’Unione del Benessere. Dal suo Statuto risultò la società non meno utopica. Si concentrava sul miglioramento morale, sulla carità e su ogni sorta di diffusione del bene e della giustizia intorno a sé. Comunque, esisteva un’altra parte dello Statuto, quella segreta che era disponibile solo agli eletti, e conteneva pensieri francamente rivoluzionari.
Si pensava che i membri avessero due strade, una dedicata alle riforme e l’altra rivoluzionaria. Esitavano e dibattevano, discutevano della possibilità di trasformazioni rivoluzionarie, e di una gradazione volta ad una tranquilla evoluzione della società, diffondendo le loro idee costituzionali e di uguaglianza, delle quali allora si parlava molto.
Società del Sud
In due anni l’Unione del benessere diventò un circolo grande, ampio. Per motivi di servizio militare una parte dei giovani ufficiali lasciarono San Pietroburgo. Pavel Pestel’ prestava servizio nel sud dell’Ucraina dove presto arrivarono anche altri protagonisti della nostra storia, Sergej Murav’ev-Apostol e il suo amico Mikhail Bestužev-Rjumin. In seguito qua si creò la Società del Sud.
È tempo di agire!
Come passare dalle controversie amichevoli alla ribellione – e perché è così difficile
Congresso delle società segrete
A gennaio del 1821 i membri dell’Unione del Benessere decisero di riunirsi a Mosca per un congresso.
Furono discussi due punti.
Per primo, l’imperatore Alessandro I aveva scoperto del circolo clandestino. Ma chi sarebbe stato a dirglielo? La società diventò troppo grande, la società segreta non era più segreta, tra i membri ci furono molte persone disinteressate.
Per secondo, durante il congresso ci fu un gesto eclatante strano e misterioso. Un comandante della divisione di fanteria Mikhail Orlov, di cui abbiamo parlato prima, un eroe della guerra napoleonica e un ufficiale della guardia dell’imperatore Alessandro I, fece una strana dichiarazione.
Una provocazione inaspettata
Annunciò di avere una divisione, e sarebbe stato pronto per la ribellione di cui si parla così tanto e richiese di agire immediatamente. Il resto dei partecipanti al Congresso erano completamente impreparati a tale questione, erano scioccati e spaventati, cominciarono a discutere con lui e a cercare di dissuaderlo. Allora Orlov disse che in quel caso sarebbe uscito dal circolo clandestino, e davvero se ne andò.
Si ritiene che con queste dichiarazioni Mikhail Orlov abbia provocato i suoi compagni per mostrare a loro stessi che tutte le loro conversazioni sulla ribellione e le trasformazioni erano vuote e in realtà non volevano fare nulla. Forse di quello davvero si rendevano conto.
La decisione del Congresso di Mosca – disciogliere l’Unione del Benessere.
I membri della Società del Sud invece decisero di andare avanti. Gli ufficiali di San Pietroburgo formarono il proprio circolo – la Società del Nord. I vecchi nomi dei circoli non valevano più nulla. Loro non stabilivano lo Statuto, durante le riunioni non si tenevano i verbali, non venivano prese decisioni.
Non c’era né attività rivoluzionaria né politica. Non organizzavano eventi per agitazione e propaganda. Piuttosto, erano solo conversazioni amichevoli tra aderenti.
Da dov’è venuta l’idea della rivolta? Nel 1824 la composizione della Società del Nord si rinnovò notevolmente. Entrarono giovani membri energici: il poeta Kondratiy Ryleev, il pubblicista Alexander Bestuzhev e tanti altri. Sono più romantici e patrioti che cospiratori e rivoluzionari. Non avevano nemmeno esperienza militare.
Poi, durante la rivolta in Piazza del Senato, si sarebbero comportati come eroi romantici che ufficiali esperti.
Si dovrebbe uccidere il re?
Perché i futuri decabristi non riuscirono a trovare l’accordo.
L’attività della Società del Sud dal 1823 continuava attorno alle discussioni sul seguente dilemma: la rivoluzione e il regicidio. Nella Russia parlavano tanto di Raffaele del Ruego. Era un ufficiale spagnolo che era stato a capo della ribellione al sud del paese, in Andalusia. Lui costrinse il re a rispettare la Costituzione e a limitare il suo potere. Ma due anni dopo il re avrebbe fatto la sua controrivoluzione; Ruego fu arrestato e fu condannato a morte.
Però, non avevano nemmeno l’idea dove iniziare la rivolta, al sud dell’Ucraina o a San Pietroburgo.
Aldilà di tutto c’era una domanda inevitabile. Qualora la rivoluzione russa fosse riuscita, che cosa si sarebbe fatto dell’imperatore? lasciarlo vivo, sarebbe stato sbagliato. Quindi; per evitare la controrivoluzione bisognerebbe sopprimere tutti i membri della famiglia imperiale.
Loro discutevano, di qualche ipotesi di ribellione bellica, ossia con i reggimenti dove i nostri protagonisti facevano da comandanti. Pensavano che non servisse nemmeno fare propaganda tra i suoi soldati di idee rivoluzionarie. Secondo loro i rapporti di fiducia tra il comandante e l’esercito sarebbero stati garanzia di sostegno.
La questione del regicidio era molto pungente. Da un lato il re dovrebbe essere ucciso per evitare, secondo i loro concetti, un grande spargimento di sangue. D’altra parte, loro rispettavano Alessandro I quale condottiero ma non come capo di stato. Infatti, non lo vollero uccidere.
Decisione fu presa!
Finalmente la soluzione fu trovata! Dopo molte polemiche, ebbero escogitato un tale stratagemma: la ribellione deve essere iniziata nel momento in cui l’imperatore muore e il nuovo non si sarà ancora insiedato. Così, approfittando dell’assenza dello zar, e in questo lasso di tempo approvare le riforme.
Un sospiro di sollievo… Senza abbandonare l’idea principale, l’inizio della rivoluzione fu così rimandata all’incerto futuro, perché l’imperatore Alessandro I era un uomo giovane e sano.
I partecipanti di tutte e due le società, del Sud e del Nord, capivano che bisognava decidere azioni congiunte. In realtà avevano un sacco di contraddizioni nei piani e nei programmi.
Si pensa che questa decisione era un semplice stratagemma e che in realtà non volevano fare nulla. Negli ultimi anni tanti partecipanti persero l’interesse per i circoli clandestini. I coraggiosi ragazzi di ieri sono cresciuti e sono diventati padri di famiglia, vivevano tranquillamente nelle loro tenute.
Comunque sia, le ribellioni ebbero luogo: una sulla Piazza del Senato e l’altra in Ucraina nel reggimento Chernigovskij. Ma non erano il risultato naturale delle attività delle società segrete che preparavano la ribellione. Erano eventi del tutto spontanei e a se stanti.
La rivolta a San Pietroburgo il 14 dicembre 1825 avvenne con stupore e loro malgrado come da programma precedentemente ideato, ma Alessandro I mori’ improvvisamente di polmonite nel novembre del 1825.Il successore di Alessandro I doveva essere suo fratello minore Costantino ma lui non volle prendere il potere e al suo posto fu designato l’altro fratello Nicola.
Azione e castigo
Come fallì la rivolta nella Piazza del Senato e perché Nicola I non sapeva cosa fare con i ribelli
La rivolta del 14 dicembre alla Piazza del Senato fu preparata in qualche giorno. Solo per l’imperatore fu stata una brutta sorpresa di cui lui seppe troppo tardi. Lo zar non sapeva come reagire. Lui ormai si trovava in difficoltà perché saliva al trono senza aver ricevuto l’abdicazione al trono formale da parte di suo fratello maggiore Costantino.
I decabristi con a capo l’ufficiale Sergej Murav’ev-Apostol uscirono sulla piazza del Senato con il pretesto che il giuramento allo zar Nicola, fissato per il 14 dicembre fosse illegale, che Nicola usurpasse il potere, e che legittimo monarca fosse Costantino, al quale l’esercito aveva giurato pochi giorni fa.
Nicola inviò il governatore Michail Miloradovič, una persona molto rispettata dai suoi sottoposti, per riportare la pace tra i ribelli. La cosa non ebbe effetti positivi: il conte venne ucciso da Peter Kakhovskij.
La rivolta fu repressa, e gli insorti furono fucilati. le vittime furono 1271 e più di 200 arrestati.
C’è da dire che nessuno dei partecipanti alla Società del Sud si unì alla ribellione di Sergej Murav’ev-Apostol. Il suo disgraziato reggimento ribelle fu fucilato dalle truppe governative, gli ufficiali furono arrestati e portati nella fortezza di Pietro e Paolo per l’inchiesta e furono messi sotto processo.
Nicola I era in una situazione difficile: cosa fare con i decabristi arrestati?
L’imperatore voleva evitare rimproveri di arbitrarietà e dispotismo, condannare i decabristi per legge. Fu così scoperto che non esiste una legge adatta. Non esiste un codice penale nel paese. Ci sono state leggi separate dai tempi di Ivan il Terribile che risalivano al 1479. Se ci concentriamo sul Codice giudiziario di Ivan il Terribile, gli imputati dovevano essere cotti nel catrame bollente.
Urgentemente, fu redatto Il criterio con cui giudicare il grado di colpevolezza dei decabristi. I detenuti erano 126. Gli imputati sono stati divisi in 11 gradi di colpa. La punizione era decisa in base al grado di colpevolezza.
I cinque principali detenuti non seguirono questo criterio di colpevolezza, questi erano i nostri protagonisti: Sergej Murav’ev-Apostol, Pavel Pestel’, Kondratij Ryleev, Mikhail Bestužev-Rjumin, Peter Kakhovskij. Furono condannati a morte per impiccagione, che per ufficiali e nobili era un’ignominia. Gli altri furono esiliati in Siberia per i lavori forzati.
Nicola volle che scomparisse il fenomeno dei decabristi. Legalmente, li consideravano morti, i parenti ereditarono le loro proprietà, le mogli ricevettero il diritto al divorzio e la libertà di sposarsi di nuovo.
In onore ai decabristi
Nel 1925 in ricordo degli eventi accaduti 100 anni prima, la Piazza del Senato, dove ebbe luogo la rivolta, fu ribattezzata Piazza dei Decabristi. Nel 2008, la piazza sarebbe tornata al suo nome storico.
Nel 1926, l’Isola Golodaj fu rinominata Isola dei Decabristi (il territorio dell’Isola Vasilievskij). Presumibilmente qui si trova il sepolcro dei cinque giustiziati.
In onore del 150 ° anniversario della rivolta dei decabristi, nel 1975, sul luogo della loro esecuzione, fu installato un obelisco di granito di color rosa, alto 9 metri. Dalla lapide commemorativa verso la Fortezza di Pietro e Paolo si possono osservare i profili incisi di giovani ufficiali, romantici, che volevano solo il bene del loro paese.